Su indicazione del Vescovo Mons. Lauro Tisi, le elezioni dei nuovi Consigli Pastorali nella diocesi di Trento si sono svolte riprendendo un’antica procedura, che prevede sia la collettività a proporre i nuovi candidati da eleggere. Così, nel mese di ottobre è stato chiesto alla Comunità di indicare il nome di persone della Parrocchia che ritenevano idonee a svolgere il ruolo di consigliere pastorale. Ogni persona nominata è stata contattata e invitata a partecipare ad un percorso di formazione-preparazione al termine del quale poteva decidere se accettare la chiamata e dare la propria disponibilità all’elezione. Un primo incontro si è svolto nel teatro dell’Oratorio di Riva con lo scopo di spiegare il ruolo e il mandato dei consiglieri pastorali. Successivamente, il 4 novembre nella chiesa Arcipretale Santa Maria Assunta, c’è stato un momento di preghiera e di Adorazione. Entro la settimana successiva, ciascuno è stato invitato a formalizzare o meno la propria candidatura per l’elezione del nuovo Consiglio Pastorale Interparrocchiale.
La votazione si è svolta nella prima domenica di Avvento (25 e 26 novembre 2021). Il Consiglio Pastorale Interparrocchiale per il quinquennio 2021-2026 risulta essere così composto: don Dario Silvello, don Mattia Vanzo, Suor Amali, Vittorio Artel, Ilaria Bernardelli, Gianfranco Borghi, Nicola Calliari, Francesca Chistè, Maria Cretti Gargione, Giacomo Feltre, Ambrogio Malfer, Claudio Martinelli (vicepresidente), Francesco Meroni, Gregorio Pastore, Rosanna Pastorelli, Francesca Planchestainer (verbalista), Isabella Polidoro, Isabella Ravanelli, Cristina Serena (segretaria). Il nuovo CPI si è riunito per la prima volta nel mese di gennaio. Tra i primi compiti che è stato chiamato ad affrontare, c’è stata la preparazione della consacrazione al diaconato permanente di Michele Albertani e Antonello Siciliano, evento straordinario che doveva riunire la Comunità ed essere vissuto come un Dono prezioso.
L’augurio è che il nuovo CPI viva pienamente il proprio mandato e sappia farsi portavoce delle esigenze e dei bisogni di tutti, promuovendo iniziative rivolte a tutta la Comunità.
Di seguito i pensieri di alcuni consiglieri sulle motivazioni che li hanno spinti ad accettare l’elezione al Consiglio Pastorale.
Descrivere cos’è il servizio per me non è semplice. Se è vero che servire è regnare, dovrei chiedermi allore che tipo di re sono, come amministro il mio regno, dove con regno intendo naturalmente il mio cuore, perché sì, il servizio è innanzitutto questione di cuore. Negli anni ho svolto il mio servizio in diversi settori ed ho avuto la fortuna di svolgerlo in più Comunità. Vivo in Trentino da pochi anni e quando ero a Foggia, mia città natale, ho prestato servizio principalmente in Azione Cattolica. Arrivato qui ho dovuto prima conoscere la Comunità, perché se è vero quanto detto prima, bisogna avere a cuore una Comunità, prima di servirla.
Successivamente ho risposto di sì ad alcune chiamate, ad esempio la catechesi con le ragazze ed i ragazzi delle scuole medie, il volontario in Caritas, il lettore durante la messa domenicale. Adesso, parte della Comunità ha riposto in me la fiducia come membro del Consiglio Pastorale Interparrocchiale. È un’esperienza nuova, iniziata da poco, ma che mi carica di responsabilità, perché sapere che delle persone ripongono in te la fiducia, è una cosa che per forza ti carica di responsabilità. Una costante, che mi sento di dire rappresenta tutti i servizi, è la fatica, perché va detto, regnare è faticoso. È faticoso condividere il lavoro con altri, accettare le loro proposte, anche se non sempre condivise, è faticoso rinunciare ad altre piccole cose per incontrare gli operatori pastorali che collaborano con te per programmare, magari d’inverno, di sera, dopo una giornata di lavoro. Ma è anche faticoso stare con i ragazzi, rispondere alle loro domande, rendersi conto di non avere sempre le risposte. Ma quando poi sei lì, circondato dalla vita che esplode, tutte le fatiche sono ben ripagate. E allora, se mi si chiede perché ho risposto sì, alla luce della bellezza toccata con mano in questi anni, sebbene non sia grammaticalmente corretto, mi vedo costretto a rispondere con un’altra domanda… ma perché mai avrei dovuto rispondere di no? Gregorio
Perché ho dato la mia disponibilità? Qualcuno mi ha nominato! Ho pensato ma si do la mia disponibilità tanto nessuno mi voterà! Il Signore invece ha deciso diversamente! Sono stata votata ed eccomi qui! Ho sempre voluto molto bene alla mia chiesa di san Giuseppe, dove ho trascorso molto tempo della mia infanzia e adolescenza che ha lasciato dentro di me dei bellissimi ricordi. Così ho preso questa nomina come una nuova esperienza di vita sempre utile per sentirsi vivi! Spero solo che il Signore mi sia sempre vicino, mi illumini, mi aiuti ad essere utile, aiutare e non deludere le persone che hanno risposto la loro fiducia in me! Maria
Sono lusingata di far parte di questo gruppo che mi dà la possibilità di conoscere la parrocchia e le sue problematiche e, per quanto posso, cercate di aiutare a risolverle. Questa mia partecipazione è anche il compimento del mio lungo, meditato e gioioso percorso religioso nella nostra comunità. Rosanna
Quando Don Mattia mi ha proposto di entrare nel nuovo consiglio pastorale, non sapevo bene cosa rispondere, ero convinto che una realtà come quella non fosse il luogo adatto per un giovane. Ma riflettendoci su e con il giusto incoraggiamento di Don Mattia ho accettato. Dopotutto essendo un animatore del gruppo giovani ed essendo dentro l’associazione In Cammino, associazione che si occupa delle attività degli oratori di Riva del Garda, credo di poter dare un punto di vista alternativo ai temi e alle problematiche che si tratteranno, cioè quello di un giovane che ha deciso di contribuire, anche in piccola parte, alla vita della comunità. Giacomo
La richiesta di disponibilità per essere eletto al consiglio pastorale interparrocchiale mi ha sorpreso in quanto non avevo preso in considerazione questa ipotesi. Sono state principalmente due le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare la proposta. La prima è di carattere più generale o, se vogliamo dire, più spirituale e cioè la consapevolezza di poter offrire un servizio alla comunità in risposta all’amore del Signore e segno di gratitudine per aver ricevuto molto da Lui. Questa comunità è stata quella che mi ha generato e portato alla fede. E’ stata inoltre segno e esperienza concreta della Chiesa universale che accoglie sempre con uno sguardo di misericordia. Ha accolto me, Lucia e i miei figli nelle varie fasi della vita. La seconda motivazione è legata alla sensibilità sviluppata negli anni come coppia sulla tematica della famiglia. In un tempo storico in cui c’è l’urgenza di sostegno a questa cellula fondamentale della società è importante che la comunità cristiana, famiglia di famiglie, si interroghi sulla problematica e offra un proprio specifico contributo. Nicola
Quando Don Mattia mi ha informato che era stato proposto il mio nome per essere eletto nel Consiglio Pastorale, non nascondo che la prima reazione è stata di stupore: io far parte del Consiglio Pastorale? Non so nemmeno bene cosa sia e come funzioni… Non credo di essere la persona più opportuna… E chi avrà mai pensato, proponendo il mio nome, che potessi essere adatto a ricoprire quel ruolo? Come si usa fare in queste situazioni la mia risposta molto diplomatica è stata che avevo bisogno di rifletterci un attimo e dopo una fruttuosa riflessione ho accettato la candidatura e poi, sempre con mia grande sorpresa, sono risultato tra gli eletti. Alcuni giorni fa mi è stato chiesto se avevo piacere di scrivere due righe riportando le motivazioni che mi hanno portato ad accettare l’incarico e, con piacere, le condivido con voi. Faccio parte del Gruppo Scout di Riva e in particolare seguo i bambini dagli 8 agli 11. Il fine principale che lo scoutismo si propone è quello di accompagnare i ragazzi in un percorso che li porti ad essere “uomini e donni della partenza”, uno scopo educativo denso e ambizioso che credo si possa cogliere nella sua completezza con la preghiera che riporto al termine dell’articolo ma che posso sintetizzare, certamente in difetto, nella sensibilità dell’attenzione per il prossimo e nell’impegno del servizio per il bene comune. E per declinare in funzione dell’età e rendere più concreto questo obiettivo, l’intuizione del metodo scout è stata quella di formulare, per ogni Branca (gruppi in cui sono divisi i bambini\ragazzi per fascia di età) un motto: per i più piccoli “Del nostro meglio” ed “Eccomi”, per i ragazzi “estote parati (siate pronti)” per i più grandi “pronti a servire”. Fatta questa premessa e, cercando di essere testimone vero e credibile per i ragazzi del Gruppo Scout, nell’inaspettato momento della chiamata di far parte del Consiglio Pastorale “sono stato pronto” a rispondere “eccomi”: sono “pronto a servire” cerando di fare “del mio meglio”. Sono certo, poi, che questa nuova esperienza mi permetterà di arricchire ulteriormente il mio cammino di fede, conoscere meglio la Comunità e, con umiltà, mettendo a disposizione i mie talenti, contribuire a lasciare, come diceva il fondatore del movimento Scout Baden Powell, “il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Vittorio